La formula segreta del villaggio dei centenari

Ogimi è un insediamento rurale di tremila abitanti sulla costa nord dell’isola di Okinawa, in Giappone. Vanta il più alto indice di longevità al mondo, tanto da essere soprannominato “il villaggio dei centenari”.

Sull’isola di Okinawa, nella parte più meridionale e soleggiata del Giappone, si contano oltre ventiquattro centenari ogni centomila abitanti, più che in qualsiasi altra regione del pianeta. Inoltre su quest’isola le persone soffrono meno di patologie come cancro, cardiopatie e malattie infiammatorie rispetto al resto del mondo. Nel sangue presentano meno radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento cellulare, e il rischio di demenza senile è notevolmente inferiore rispetto alla media della popolazione mondiale.

Cosa possiamo imparare dai centenari di Ogimi? Qual è la formula segreta per la longevità?

  • seguire una dieta leggera
  • il senso di appartenenza ad una comunità: coltivare le amicizie e aiutarsi reciprocamente
  • riposare bene
  • praticare moderato esercizio fisico
  • mantenersi attivi, dedicarsi a ciò che si ama finché le condizioni di salute lo permettano
  • la filosofia ikigai: scoprire il proprio ikigai significa trovare lo scopo, il senso, la ragione della propria vita. Avere un ikigai chiaro favorisce la longevità. Grazie a questa filosofia ogni giornata acquisisce un significato profondo

Questi fattori, che sembrano essere la chiave della longevità degli abitanti di Okinawa, sono tutti presi in esame nel libro di Héctor García e Francesc Miralles “Il metodo ikigai. I segreti della filosofia giapponese per una vita lunga e felice”. Garcia e Miralles si sono recati ad Okinawa e hanno intervistato i cittadini su quali fossero per loro le chiavi della felicità. Hanno poi sistemato le loro scoperte in un elenco di “regole” per trovare il proprio ikigai.

 

Leggendo questo libro si è indotti a fare attenzione ai nostri comportamenti che possono danneggiarci, ci si sente stimolati a cambiare, ad adottare abitudini più salutari.

Ikigai: “una ragione per vivere”

Il termine ikigai esiste in Giappone da molto tempo e sta ad indicare l’avere uno scopo nella vita, quello che un filosofo francese chiamerebbe raison d’etre. Viene spesso tradotto come “una ragione per vivere” e sull’isola di Okinawa è tradotto come “una ragione per alzarsi al mattino”.

I giapponesi sono convinti che ognuno di noi abbia un ikigai che si nasconde nella parte più profonda del nostro essere e che va cercato pazientemente.

Nella mentalità giapponese risolvere l’enigma dei proprio ikigai è un processo che vale la pena portare a termine, anche se può essere un processo lungo che richiede una profonda riflessione sui propri desideri e bisogni in tutte le aree della vita. Richiede di fare attenzione alle nostre emozioni e alle nostre attitudini. In breve, consiste nel cercare la risposta alla domanda: “Cosa dovrei fare della mia vita?”

È una domanda che molti di noi si fanno per gran parte della vita. Infatti mentre alcuni sentono già all’inizio della loro vita una passione o un’attrazione verso una specifica professione, la maggior parte delle persone trascorre buona parte della vita a capire cosa le renda veramente felici.

È interessante notare che ikigai non è legato solo alla nostra situazione finanziaria, ma anche a ciò che ci fa sorridere quando ci si sveglia al mattino e ci mantiene motivati.

Ikigai si divide in quattro aree:

  • Ciò che ami (passione e missione)
  • In cosa sei bravo (passione e professione)
  • Di cosa ha bisogno il mondo (missione e vocazione)
  • Per cosa puoi essere pagato (professione e vocazione)

Bisogna porsi delle domande su queste quattro aree e gestire le risposte in modo che si possano integrare in un senso coerente della nostra ragione di vita.

Prima domanda: cosa ami, qual è la tua passione?

Questa domanda punta a trovare una grande motivazione nella vita. Cosa ti piace? Cosa faresti se non avessi bisogno di guadagnare, se solo potessi seguire il tuo cuore?

Seconda domanda: in cosa sei bravo?

È una domanda più pratica, meno emotiva e più facile rispetto alla prima, poiché tutti più o meno sappiamo in cosa siamo bravi. Per alcuni la risposta sarà la stessa della prima domanda, mentre per altri sarà diversa. Potremmo ad esempio voler essere attori (questa è la nostra passione) ma ci ritroviamo spinti ad essere la persona che gestisce il botteghino perché siamo bravi a farlo (questa è la nostra professione).

Terza domanda: di cosa ha bisogno il mondo che hai in te?

Qui rispondere diventa più difficile. È la domanda su quale sia la tua missione. Perché sei qui sulla terra? Cosa puoi intraprendere che aiuti gli altri, che ti renda apprezzato socialmente, che renda il mondo un posto migliore? Che cosa apprezzano gli altri di te?

Quarta domanda: per cosa potresti essere pagato?

E’ la domanda più pratica. È anche una variante della terza domanda: che cosa apprezzano gli altri di te tanto da pagarti per farlo?

Ho modificato il grafico presente nel libro aggiungendo un po’ di colore

Dall’intersezione di queste quattro aree, al centro del grafico possiamo trovare il nostro vero ikigai. Quello che emerge è il nostro progetto di vita nella sua unicità e autenticità. La difficoltà sta nel capire quale possa essere la propria combinazione distintiva.

Visto che l’ikigai risulta dall’intersezione di quattro aspetti fondamentali della vita, quando questi quattro aspetti sono in armonia tra loro ci sentiamo soddisfatti e appagati, al contrario se tra i quattro aspetti c’è squilibrio avvertiamo un senso di insoddisfazione.

Esempi di squilibrio tra le quattro aree:

  • Si rimane intrappolati nel perseguire solo la propria passione
  • Ci si concentra esclusivamente su ciò che ci soddisfa economicamente
  • Si segue la propria missione senza essere in grado di supportare la propria famiglia
  • Si fanno un sacco di soldi senza provare alcuna passione o missione, rimanendo con un senso di vuoto e di insoddisfazione
  • Si persegue ciò che paga bene e ciò in cui si è bravi, ma ancora ci si sente vuoti e insoddisfatti.
  • Si fa qualcosa che si ama ma che non contribuisce al benessere generale, finendo per sentirsi egoisti.
  • Si persegue ciò che si ama e ciò di cui il mondo ha bisogno, ma non si riesce a raggiunge il benessere economico

Insieme, questi quattro elementi, possono garantire una vita soddisfacente che offra non solo piacere quando si fa ciò che si ama, o denaro quando si fa ciò per cui si può essere pagati, ma che offra anche la sensazione che si stia compiendo il proprio destino e allo stesso tempo che si stia contribuendo al benessere generale.

L’ikigai è un invito al fare, non solo al riflettere: invita a mettersi in gioco per noi stessi e le nostre comunità, trovando attività che connettano ciò che amiamo fare e ciò che sappiamo fare bene.

È importante sottolineare che ikigai non significa essere sempre felici. Dovrebbe essere visto come un percorso per attraversare i momenti difficili che ci conduca dove vorremmo essere. Bisogna ascoltare il proprio istinto. “La nostra intuizione e curiosità sono potenti bussole interne che ci aiutano a connetterci con i nostri ikigai”, scrivono Hector Garcia e Francesc Miralles nel loro libro.

Per chi come me ama le attività artistiche e creative, c’è da evidenziare che l’arte, in tutte le sue forme, è un ikigai forte, che offre felicità e uno scopo nella vita. E’ tipico degli artisti non smettere mai di creare bellezza e mantenere viva la fiamma del proprio ikigai fino all’ultimo respiro.

 

Le fotografie presenti nell’articolo sono state scattate da me.

Fonti:

  • Héctor García e Francesc Miralles “Il metodo ikigai. I segreti della filosofia giapponese per una vita lunga e felice” Rizzoli
  • japanology.org/2016/12/the-japanese-concept-of-ikigai-a-reason-for-living
  • mymodernmet.com/ikigai-japanese-life-philosophy

You Might Also Like

No Comments

Leave a Reply