L’incremento dell’utilizzo di dispositivi con schermo da parte di bambini in età prescolare, avvenuto nell’ultimo decennio, ha indotto gli esperti ad interrogarsi sull’impatto di televisori, tablet e smartphone su questi anni critici in cui il cervello va incontro ad un rapido sviluppo.
In un nuovo studio è stato scansionato il cervello di bambini dai 3 ai 5 anni ed è stato scoperto che coloro che utilizzavano schermi per più di un’ora al giorno, senza il coinvolgimento dei genitori, avevano livelli di sviluppo più bassi nella sostanza bianca del cervello. La sostanza bianca svolge un ruolo chiave nello sviluppo del linguaggio, nell’alfabetizzazione e nelle abilità cognitive.
L’autore principale dello studio, il Dr. John Hutton, pediatra e ricercatore clinico presso il Cincinnati Children’s Hospital, ha dichiarato: “Questo è il primo studio che documenta l’associazione tra un maggiore utilizzo degli schermi e più basse misure della struttura e delle abilità del cervello nei bambini in età prescolare. E’ importante perché il cervello si sviluppa più rapidamente nei primi cinque anni. Quella è la fase in cui i cervelli sono molto plastici e assorbono tutto, formando quelle connessioni forti che durano per tutta la vita.”
Gli schermi seguono i bambini ovunque
Gli studi hanno dimostrato che l’eccessiva visione della TV è legata all’incapacità dei bambini di prestare attenzione e pensare chiaramente e contemporaneamente aumentano cattive abitudini alimentari e problemi comportamentali. Sono state mostrate associazioni anche tra eccessivo tempo sullo schermo e ritardo del linguaggio, sonno scarso, compromissione delle funzioni esecutive e riduzione dell’impegno genitore-figlio.
“È noto che i bambini che trascorrono più tempo sugli schermi tendono a crescere nelle famiglie che passano più tempo sugli schermi”, afferma Hutton. “I bambini che riportano di trascorrere cinque ore sugli schermi potrebbero avere genitori che li utilizzano per 10 ore. Unendo questi dati emerge che non rimane quasi tempo per l’interazione tra genitori e figli.”
Inoltre, la portabilità degli schermi di oggi consente loro di seguire i bambini ovunque, afferma il Dr. Hutton: “Possono portare gli schermi a letto, a tavola durante i pasti, in macchina, nel parco giochi.”
A preoccupare ancora di più gli esperti è la giovane età alla quale i bambini vengono esposti.
Il Dr. Hutton dichiara: “Circa il 90% utilizza gli schermi all’età di un anno. Abbiamo condotto alcuni studi in cui i bambini li utilizzano dai 2 mesi ai 3 mesi.”
Sostanza bianca disorganizzata
Il nuovo studio ha utilizzato un tipo speciale di risonanza magnetica, chiamato diffusion tensor imaging, per esaminare il cervello di 47 bambini (27 femmine e 20 maschi) che non presentavano disturbi a carico del cervello e che non avevano ancora iniziato l’asilo.
Il tipo speciale di risonanza magnetica utilizzata consente di vedere la sostanza bianca del cervello, che è responsabile dell’organizzazione della comunicazione tra le varie parti della materia grigia.
È la materia grigia che contiene la maggior parte delle cellule cerebrali che dicono al corpo cosa fare. La sostanza bianca è costituita da fibre distribuite in fasci, chiamati tratti, che formano connessioni tra le cellule cerebrali e il resto del sistema nervoso.
“Pensate alla materia bianca come a dei cavi, un po’ come delle linee telefoniche che collegano le varie parti del cervello in modo che possano parlarsi”, spiega Hutton.
Una mancanza di sviluppo di questi “cavi” può rallentare la velocità di elaborazione del cervello.
Al contrario, studi dimostrano che leggere e imparare ad utilizzare uno strumento musicale migliorano l’organizzazione e la struttura della sostanza bianca del cervello.
Prima della risonanza magnetica, i bambini venivano sottoposti a test cognitivi, mentre i genitori compilavano un nuovo sistema di valutazione del tempo davanti agli schermi sviluppato dall’American Academy of Pediatrics.
Il test misura:
- la quantità di accesso ad uno schermo che ha un bambino (consentito ai pasti, in macchina, nei negozi?)
- la frequenza di esposizione (a quale età ha iniziato? il numero di ore? prima di coricarsi?)
- il contenuto (a scelta? canzoni? educazione?)
- l’interazione “dialogica” (il bambino guarda da solo o un genitore interagisce e discute anche del contenuto?)
I risultati hanno mostrato che i bambini che trascorrevano una quantità di tempo davanti allo schermo superiore a quella consigliata dall’ American Academy of Pediatrics (di un’ora al giorno senza l’interazione con i genitori) avevano una sostanza bianca più disorganizzata e sottosviluppata in tutto il cervello.
“Il tempo medio sullo schermo di questi bambini è stato di poco più di due ore al giorno”, afferma Hutton. “L’intervallo era compreso tra circa un’ora e poco più di cinque ore.”
Inoltre, anche i tratti di sostanza bianca responsabili delle funzioni esecutive erano disorganizzati e sottosviluppati.
“I risultati delle immagini della risonanza magnetica si allineavano perfettamente con i risultati dei test cognitivo comportamentali”.
I neuroni che si accendono insieme si legano insieme
La pediatra Dr. Jenny Radesky, che non è stata coinvolta nello studio ma è l’autrice principale delle linee guida dell’American Academy of Pediatrics 2016 sull’uso degli schermi da parte di bambini e adolescenti, ha scritto in una e-mail: “Questi risultati sono affascinanti ma molto, molto preliminari.
Sappiamo che le prime esperienze modellano la crescita del cervello e che i media sono una di queste esperienze. Ma è importante che i genitori sappiano che questi risultati non mostrano che un uso massiccio dei media provoca “danni al cervello”.”
Il Dr. Hutton è d’accordo: “Non è che il tempo sullo schermo abbia danneggiato la materia bianca, ciò che potrebbe essere accaduto è che il tempo passato sullo schermo sia troppo passivo per consentire lo sviluppo del cervello. Forse il tempo sullo schermo ha interferito con altre esperienze che avrebbero potuto aiutare i bambini a rafforzare maggiormente queste reti cerebrali“.
I primi anni di vita devono essere focalizzati su interazioni umane che incoraggino a parlare, a interagire socialmente e a giocare con caregiver amorevoli per sviluppare il pensiero, la risoluzione dei problemi e altre capacità esecutive.
“C’è una famosa citazione nelle neuroscienze: i neuroni che si accendono insieme si collegano”, afferma il Dr. Hutton. “Ciò significa che più pratichi qualcosa, più si rinforzano e organizzano le connessioni nel tuo cervello.
I test cognitivi hanno riscontrato minori competenze
Oltre ai risultati della risonanza magnetica, dai test cognitivi dei 47 bambini è emerso che l’eccessivo tempo sullo schermo è associato a minori competenze di alfabetizzazione emergenti e minore capacità di usare il linguaggio espressivo, oltre a punteggi inferiori nella capacità di nominare rapidamente gli oggetti.
“Ricordate che tutto ciò è relativo”, afferma il Dr. Hutton, aggiungendo che è necessario eseguire studi clinici più approfonditi.
“Tuttavia, è possibile che questi effetti si sommino nel tempo, “, aggiunge il Dr. Hutton. “Sappiamo che i bambini che iniziano indietro tendono a rimanere sempre più indietro mentre crescono.
“Quindi potrebbe verificarsi il caso che i bambini che iniziano con infrastrutture cerebrali meno sviluppate abbiano meno probabilità di essere lettori di successo più avanti a scuola“, spiega il Dr. Hutton, che dirige anche il Centro di lettura e letteratura presso il Cincinnati Children’s. Hutton ha pubblicato numerosi studi in cui è stata utilizzata la risonanza magnetica per studiare l’impatto della lettura rispetto all’uso degli schermi da parte dei bambini.
Radesky vuole vedere i risultati replicati in altre popolazioni. “Ricercatori e pediatri dovrebbero prenderlo come un punto di partenza per la ricerca futura”, scrive. “Ci sono così tanti altri fattori domestici e familiari che influenzano lo sviluppo del cervello (come stress, salute mentale dei genitori, esperienze di gioco, esposizione linguistica) e nessuno di questi è stato preso in considerazione in questo studio.”
Fonte: Sandee LaMotte, CNN, 4 novembre 2019
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